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Un rito non un gioco di partecipazione


"Come far comprare" questo è il pensiero che ha eco nelle menti, la massima dichiarazione d'amore che ciascuno di noi fa al proprio simile.


Stiamo assistendo alla disumanizzazione delle persone, a cui non riconoscere lo status di essere umano, ma di oggetto o soggetto che solo acquista o è dislocato.


Difendere la gerarchia della disuguaglianza ed accettarla come cultura, per avere dei modelli da raggiungere non è scontato, eppure è questa la prassi quotidiana.


Il politico che sceglie di trovare una soluzione semplice ad un problema complesso, sfaccettato, intriso di sangue e variabili opposte è il preciso ritratto della faccia di un popolo che desidera "comprare".


Un popolo considerato stupido o ignorante è un popolo infantile. Nei talk-show televisivi molte volte gli ospiti sono stati ripresi dai conduttori, quando tentavano di sviluppare dei ragionamenti più complessi e invitati a passare oltre; gli argomenti erano giudicati tecnici e per questo noiosi per i telespettatori. Panem e circenses echeggia famigliare dalle valli dei campi elisi, dove gli spettatori devono consumare la realtà, ridotta a spettacolo: divertente, gaia, digeribile.


Alcuni argomenti vengono censurati. I talk-show, divenute tribune di spot elettorali, riducono i politici a petulanti e ridicoli imbonitori da fiera, declassati a fenomeni da baraccone. Il politico non deve sapere, deve saper comunicare!


Sono invitati ogni sera a dare prova di sé, spettacolo, di quello che vogliono fare, costretti a comunicare la realtà in una maniera più semplice possibile e soprattutto limpida, devono sapere quale è il problema e devono darne una soluzione.


La realtà è invece una lunga meditazione sulla quale sedersi, lasciarla scorrere.





Nelle trasmissioni il pubblico - colui che fa parte della Cosa pubblica e decide attraverso i suoi rappresentanti - dovrebbe essere informato. I media sono intermediari a poco prezzo tra la Realtà e l'Uomo. Ma il media è un servizio e questo si modella attraverso le nostre esigenze e su chi siamo.


I media ci formano e noi informiamo i media su cosa vogliamo.


Queste "conoscenze" sono commercializzate: "facili", comprensibili, accattivanti. All'interno si deve già trovare, la sorpresa per far contento il bambino, la soluzione.


...e la soluzione più semplice è sempre quella di trovare un nemico.


In questo modo il mondo continua ad essere una commedia per quelli che pensano e una tragedia per quelli che sentono.


La globalizzazione ha portato indubbi benefici, sia nei prezzi che nei diritti, ma ha anche indotto una lunga recessione economica, dove il mercato, più ampio e agguerrito, è divenuto più competitivo: i cosiddetti Paesi BRICS hanno messo in crisi Europa e Stati Uniti. Questi sono gli argomenti su cui riflettere, sviluppare e spiegare; in un mare dove cambia il vento si deve calibrare l'assetto delle vele, non cambiare il mare.


Avallare il piccolo format televisivo, fonte di partecipazione, parlando dell'immigrazione o dell'Europa, come causa del problema economico, significa banalizzare la realtà e tenere i cittadini in uno stato di non-consapevolezza.


Un cittadino ignorante non è aggiornato e quindi non è competitivo sul mercato.

Il più delle volte un'azione economica/politica non è mai "giusta", perché per sua natura è figlia di una realtà con interessi eterogenei; il giusto mezzo significa riuscire a trovare un punto d'accordo che faccia il meno danno possibili a tutti gli interessi in ballo, la politica è un rituale spirituale sulla realtà, non un gioco a premi.



Pier Paolo Piscopo

Ƹ̴Ӂ̴Ʒ

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