top of page
Delivering Package

Tutor privato: offerte!

Dopo la prima lezione e il primo incontro conoscitivo, grandi offerte su tutoraggio online e aiuto compiti, attività extrascolastiche e lezioni di italiano per stranieri!

“The invisible man” Liu Bolin

Aggiornamento: 8 mag 2018

Dal 2 marzo al 1° luglio il Complesso del Vittoriano ospita una mostra di Liu Bolin, curata da Raffaele Gavarro, critico e docente di Storia e Teoria dei Nuovi Media all’Accademia di Belle Arti di Roma; la mostra conta 72 opere, frutto di diversi lavori dell’artista cinese che opera attraverso l’uso del “camouflage”, un uso particolare del body-painting, nella corrente di artisti come Alexa Meade o Emma Hack; sfruttando la capacità di camuffarsi con ciò che lo circonda, la fusione di se stesso con l’area circostante, dipingendosi corpo e abiti fino a confondersi col resto del paesaggio, crea un messaggio d’esaltazione e protesta.


Liu Bolin esalta lo spazio circostante, non scompare: trovando il proprio componimento nel doppio sentimento dell’ispirazione e della provata inadeguatezza che la bellezza lo sottomette, si lascia inghiottire.


Una bellezza che può essere estetica o carica di significato storico, drammatico, ma comunque comunicativa.


Di fronte agli affreschi di Pompei, di Paolina borghese o in Laid Off, un raduno di lavoratori licenziati, la poeticità è indistintamente trovata sia nell’estatica bellezza sia nella tragicità del luogo; di fronte alla bellezza l’uomo è disarmato, la vorrebbe fare propria, ma non può: come si fa a sentire dentro certe opere d’arte, certi contesti storico-sociali o gli stessi colori di un tramonto!?


Saranno sempre cariche d’energia più forti di quelle umane, ecco perché l’artista sceglie di non scegliere e si lascia invadere da quell’ambiente, immortalandolo come se volesse rendergli omaggio, senza sovrapporsi, senza interventi di alcun genere e, così facendo, come sappiamo che la Venere vincitrice è di Canova così conosciamo benissimo le condizioni di lavoro terribili denunciate dei laogai cinesi. La spiritualità di Liu Bolin è proprio in questo omaggio per niente invasivo, ma chiaro, lapalissiano del messaggio che vuole comunicare. Emblematica rimane una sua dichiarazione: “Sono in piedi, ma c’è una protesta silenziosa, la protesta contro l’ambiente per la sopravvivenza, la protesta contro lo Stato. ”




La scelta dello scenario ricade indistintamente sugli scaffali di un supermercato, come su alcuni luoghi simbolo di tutto il mondo.


Dall’ottobre 2008 Liu Bolin focalizza la sua attenzione sull’Italia e con la galleria di Verona Boxart inizia un lungo sodalizio, reso dal fascino che l’Italia come brand esercita su di lui e dall’ammirazione della nostra scelta culturale di conservare il patrimonio storico-artistico, opposta a quella cinese ove si sceglie la distruzione per far spazio al nuovo.


Liu Bolin decise d’iniziare il suo lavoro sulle mimetizzazioni, dopo che il governo dette l’ordine della distruzione del Suojia Village International Arts Camp di Pechino, dove v’era il suo studio; Liu reagì decidendo di mimetizzarsi tra le macerie di quella che era la sua vita. Ecco che lo sfondo entra e fa parte di lui, portando a comunicarci che apparteniamo gli uni agli altri ad un unico mondo, con le stesse molecole, il tutto è formato dagli stessi elementi della tavola periodica, un’unica realtà, mentre continuiamo a crederci individualità separate.


Il battito d’ali di un’ape in Cina è legata ad un fiore che sboccia in Europa, il modello economico di sfruttamento delle materie prime occidentale è legato alla scelta di migrare africana.




Nella mostra sono esposti alcuni lavori come  Migrants del 2015, dove si raccontano le migrazioni dall’Africa all’Europa, scegliendo dei luoghi dove figurare il fenomeno come alcune spiagge su cui i barconi approdano e gli stessi con i quali effettuano la traversata i migranti.


L’artista ha scelto di fondersi con il mezzo del processo di cui esso è testimone per dare speranza. Liu Bolin in quest’opera dipinge la parola Future sul torso di alcuni dei performers, gridando il diritto di tutti ad avere un futuro e che il diritto umano al benessere non è da sussumere al diritto giurisdizionale della sovranità statale, la vita di un uomo non viene dopo quella costituzionale dello Stato, perché non ha confini la vita.


Il messaggio delle sue opere allora è chiaro, non esistono confini sulla terra, “la patria” una capricciosa fantasia che la storia presto abbandonerà come sogno adolescenziale. 


Lo Stato sovrano non ha Future come, al contrario, ce l’hanno gli uomini che nella libertà vivono.


O ancora possiamo trovare il progetto Fade in Italy, il quale opera sulla valorizzazione delle eccellenze del nostro paese: aziende e spazi simbolo del panorama italiano come il Museo Ferrari per il design e la tecnologia, il Tod’s group per la moda e la creatività, il Ristorante Al Pompiere e le cantine Masi per lo stile di vita, la Biblioteca Civica Di Verona per la cultura.


Lascio ora lo spazio ad un’ultima riflessione sull’arte e l’identità cinesi, che può valere per quella musulmana o indiana: la geografia culturale e storica delle civiltà dette altre mostrano un contesto di ambientazione e conoscenza della cultura occidentale, assolutamente impari rispetto alla capacità d’espandere gli orizzonti e la nostra conoscenza sulla loro geografia; convinti ancora che deteniamo la cultura, un atteggiamento figlio del secolo passato, che non ci permette l’emancipazione, che stanno acquisendo esponenzialmente chi queste presunzioni, pur avendole, non gli impediscono però di conoscere e apprezzare il know how d’altri popoli; la nostra prosopopea ci sta chiudendo al mondo circostante, al mercato globale, lasciandoci nella gloria d’un passato da spolverare nelle teche dei musei, soprattutto italiani, ma non solo.



Pier Paolo Piscopo

0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments

Rated 0 out of 5 stars.
No ratings yet

Add a rating
bottom of page