top of page
Delivering Package

Tutor privato: offerte!

Dopo la prima lezione e il primo incontro conoscitivo, grandi offerte su tutoraggio online e aiuto compiti, attività extrascolastiche e lezioni di italiano per stranieri!

Migrazioni. Ossigeno del mondo


A livello macroeconomico nella teoria neoclassica le migrazioni sono causate da differenti offerte di lavoro che si compensano. Nei Paesi dove la manodopera è scarsa rispetto al capitale, l’offerta di lavoro è alta ed attira manodopera estera.


Il migrante in microeconomia è un individuo che punta alla massimizzazione del suo potenziale reddito, calcolandone costi e benefici.


Molte volte le decisioni oltre che scelte individuali sono scelte sociali della comunità d’appartenenza, come la famiglia o il proprio villaggio, per far fronte alle incertezze dell’economia locale si decide di far partire il membro più adatto.


Le rimesse di denaro che questi invierà successivamente finanzieranno attività, come proseguire gli studi, acquisire immobili, garantire delle pensioni, delle cure. Le cause (push factors) della migrazione sono quasi sempre strutturali: povertà, guerre, carestie, sovrappopolazione, disastri ambientali, regimi repressivi, libertà violate, diritti calpestati.


Nel quadro della teoria marxista della dipendenza del sistema-mondo, la migrazione ha origini dalla penetrazione capitalistica all'interno dei Paesi non capitalisti: con l’ingresso di questo "nuovo sistema" i Paesi si modificano nella loro struttura interna, i contadini e gli artigiani vengono indeboliti e sono costretti ad emigrare, contemporaneamente sono “invitati” da fattori di attrazione (pull factors) dei Paesi ricchi a compensare la domanda di manodopera, data la disponibilità di offerte di lavoro, appartenente ad un mercato fluttuante e stagionale.


Secondo entrambe le teorie se c'è immigrazioni è perché v'è offerta di lavoro. Una volta raggiunto il soddisfacimento di manodopera, anche il mercato del lavoro migrante si equilibrerà da solo: investendo in attività nel Paese di provenienza o cambiando destinazione. La recessione è in grado di eliminare l’esubero in eccesso. Senza bisogno di aiuti allo sviluppo dei quali ancora dobbiamo calcolarne costi e benefici.


La teoria del migration hump elaborata da Philip Martin e Edward Taylor, studia la connessione tra lo sviluppo e i flussi migratori. I due migratologi sostengono la tesi secondo cui lo sviluppo (nelle sue fasi iniziali) del Paese di partenza non riduce, ma piuttosto favorisce una crescita dei flussi migratori. Solo nel lungo periodo e quando i differenziali di sviluppo tra il Paese di origine e quelli di destinazione si riducono che i flussi decrescono, come è accaduto per l’Italia che da paese di emigrazione è diventato paese di immigrazione. Anche se ad oggi ci sono più italiani emigrati che stranieri immigrati, secondo il Dossier Statistico Immigrazione 2016, realizzato dal Centro studi IDOS e della rivista Confronti.


Nel momento di sviluppo di un Paese se il surplus di giovani non trova lavoro adotterà una scelta migratoria. Questa teoria si basa sul fatto che comunque per emigrare si ha bisogno di risorse e si collega alla constatazione generale che ad emigrare è sempre la classe media, medio-bassa di una comunità. L’aumento del livello di istruzione e reddito aumenta le aspirazioni e le possibilità di migliorare la propria vita.


La migrazione, in questa fase storica, è da me vista come fenomeno chiave dell'evoluzione: solo attraverso l'esperienza della diversità si possono capire i drammi e le possibilità che sta aprendo il nuovo scenario globale.


Come milioni di globuli bianchi e rossi, i migranti, trasportano l'ossigeno, la cultura, l'apertura mentale, una visione, un'economia transfrontaliera, per la nuova creatura-mondo in cui si sta evolvendo il pianeta Terra.






Pier Paolo Piscopo



Bibliografia


- Martin P.L, Taylor E J., 1996, The Anatomy of a Migration Hump, J. Edward Taylor (eds),


0 commenti

Commentaires

Noté 0 étoile sur 5.
Pas encore de note

Ajouter une note
bottom of page