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Il tratto segna l'epoca

Aggiornamento: 17 mar 2018



Se la velatura ha segnato il Rinascimento; l'uso della luce l'impressione, esasperata nel pointillisme, dove i toni chiari contrastavano con le ombre complementari; la rottura della forma segnò il primo novecento e il superamento della materia e del supporto la seconda parte fino ai giorni nostri; tutti questi cambiamenti dello stile sappiamo sono dovuti a fatti storici ben precisi; quest'epoca odierna creerà cambiamenti tali che l'artista dovrà capire e sintetizzare nel proprio gesto.


L'evoluzione connota la cultura e l'economia di un'epoca, ne sono il tratto distintivo.


L’economia fin dalla seconda industrializzazione di massa si basa sulla vendita di prodotti culturali, costruiti artificialmente, da un centro economico-militare e culturale, secondo la visione missionaria di emancipazione della società e sopravvivenza dello stesso modello economico.


Il tratto caratterizzante è l’alienazione dalla costruzione di una cultura materiale dalle forme di vita proprie/peculiari scisse; ciò vuol dire che si è a favore di una dipendenza esistenziale da specifici modelli e costrutti comportamentali quanto più comuni, che si basano a loro volta sul possesso di beni-simbolici e "gadget-identitari" e farsi così riconoscere come tali.


Oggi. Se non siamo ancora entrati nella prima Rivoluzione digitale, poco ci manca.


Quest’epoca attuale ha abbattuto, tecnologicamente, costi, spazi e tempi di produzione e diffusione. Ma i modelli culturali ai quali questa fa riferimento sono gli stessi del pre-digitalizzazione. Ciò vuol dire che andremo presto incontro ad una nuova evoluzione culturale che richiederà conseguentemente nuovi prodotti economici nella produzione e nella vendita, affinché queste nuove identità che verranno e ai quali la massificazione di essi chiede di aderire, potranno esistere.


Parallelamente, all’evoluzione tecnologica, è avvenuta, da dopo la Seconda Guerra, l’esigenza, prima per la pace del continente e in seconda battuta come conseguenza alla globalizzazione del mercato, l’unirsi di alcuni Stati in un’entità amministrativa più grande, meno divisa al proprio interno e nella quale ci fosse quanta più omogeneità possibile.


L’Europa, scriveva Edgar Morin, filosofo francese, ha due vocazioni: una politica, l’altra culturale, affinché essa si manifesti ha bisogno di sapersi riconoscere.


Questo potrà avverarsi, con ogni probabilità, sul formarsi di nuovi stili di vita, figli dell’epoca digitale che stiamo attraversando; il cambiamento al quale ancora non stiamo assistendo coscientemente, sostituirà i vecchi modelli identitari e di conseguenza nuovi prodotti, beni-identitari dovranno essere prodotti.


Ad esempio entrerà in crisi l’industria alimentare, specie quella della carne e quella delle sigarette, sicuramente entreranno in crisi tutti quei settori che producono beni non tecnologici, soprattutto quei beni che si basano su materie prime in estinzione a breve, prossimi trenta/ottanta anni, come zinco, molibdeno e antimonio, ma anche oro e al meno in una prima fase il petrolio.





La Costituzione europea sancirebbe l’autoriconoscimento e il consolidamento di una società e una cittadinanza all'avanguardia, dando vita ad una forma sovranazionale di unità delle pluralità nazionali che a modelli comportamentali specifici dovrà rimandare: verranno scritte leggi che cambieranno i nostri attuali.


L’Europa non è una entità che si osserva, è una materia da plasmare, un’avventura da scoprire come avrebbe detto Bauman, ma avverrà da sé, seguendo il corso della Storia, senza ricorrere all’american dream, ma perorando una sua identità originale, devota più al benessere dell’umanità che all’individualismo americano novecentesco, per creare la sua visione del futuro.


Oggi questa è bloccata dall’impossibilità di alcuni attori sociali, individuali e collettivi, di partecipare alla sua costruzione, vedendosi il percorso occupato interamente da un’azione esterna che viene giudicata come paternalista e che sta destinando ai cittadini un ruolo di spettatori passivi.


Il sentimento antieuropeo, proprio in particolar modo della Generazione Y e X, è dato da questo essere nati a cavallo del cambiamento: avvertono che stanno subendo uno scalzamento identitario.


I membri della UE sono sfidati a costruirsi come popolo, dal loro passato conflittuale e conteso, oltre che per porre fine a secoli di guerre; da qui l’obiettivo e il progetto della conciliazione, anche come new global citizens transfrontalieri e transculturali; in causa concomitante per la quale il digitale ridimensiona lo spazio e il modello economico globale richiede un abbattimento dei confini.


Il tratto dello stile artistico futuro rifletterà la sintesi di quest'epoca.


Pier Paolo Piscopo

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