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Immagine del redattorePier Paolo Piscopo

Il Sesso nella sfera migratoria


La sessualità è parte fondamentale nello studio delle migrazioni, in quanto cambia la conformazione della cittadinanza, interagendo permanentemente con la cultura.


Sessuati si nasce ma sessuali si diventa, nella misura in cui viene gestito un patrimonio che è sia genetico sia culturale.


L'uomo è proiettato verso l'esterno e la donna verso l'interno, ma la natura si modifica secondo le necessità che l'ambiente via via richiede.


La sessualità viene a costituirsi all'interno di un quadro di valori culturali, sociali, politici ed economici.


In un ambiente equilibrato, dove il sesso non viene nascosto si vive la propria sessualità differentemente che in un ambiente fragile, ossessivo, presentato come un tabù.


Nella nostra società contemporanea il sesso viene distinto dall'amore in partecipazione al progetto divino della vita.


L'iperinflazione di esso lo relega a dimensione di merce, superficiale, a volte sacrale/preziosa, quando non rara, di scambio, di premio e come per la moneta ne ha preparato una sua enorme e drammatica svalutazione.


Il sesso è un linguaggio indispensabile.


Il sesso è lo specchio della nostra anima, nella sessualità un individuo riflette la sua personalità, il suo stato fisico, se sta bene, se è triste, preoccupato, riflette lo stato di coscienza o di salute dello stare in relazione con l’altro e nella società.


Ma è anche un auto definizione e percezione di sé.


Le categorie “maschio” e “femmina” così come gli atteggiamenti da sentir di dover ricoprire sono prigioni inconsapevoli, desuete e inadatte.


In teorie delle migrazioni si chiama "riaggiustamento":

l'emigrazione fa parte della strategia di sopravvivenza di alcune famiglie, organizzano l'arrivo dei familiari rimasti in patria, dei figli, dei partner.


Tuttavia ciò porta a modificare “stati di vita” codificati, può accadere che il marito o la moglie si adattino con fatica alla nuova situazione di dipendenza o impegno nelle attività domestiche.


Sento dire spesso dalle donne che stanno facendo "gli uomini" o dagli uomini “faccio il “mammo”, quando in realtà stanno semplicemente ricoprendo il ruolo di moglie o padre che al momento la situazione di passaggio e ridefinizione richiede.


Così, alle difficoltà che derivano dal dover assumere ruoli sociali nuovi in un contesto di isolamento e di solitudine, facendo fronte a cambiamenti di vita e d’identità profondissimi, si aggiunge anche lo sforzo di superare la diffidenza e di stabilire un dialogo con il coniuge, ridisegnando le definizione dei ruoli all'interno dei quali canoni sono cresciuti. Questo per evitare di divenire estranei a se stessi.


Si fa, quindi, sempre più forte la necessità di accettare la natura che sa adattarsi meglio alle nuove esigenze e alle necessità del nuovo ambiente rispetto alla propria cultura e di riprendere in mano il proprio progetto di vita.




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