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"E' un bel mondo!!!"


Nel 1800 l’aspettativa di vita di un cittadino di uno dei Paesi più ricchi del mondo era inferiore a quella di uno dei Paesi più poveri oggi!! Negli ultimi due secoli il globo ha avuto un’avanzata in termini di progresso: ricchezza, salute, educazione, stile e tenore di vita; che non ha mai avuto nella storia.


La vita di un contadino del 1300 è pari a quella di un contadino vissuto all'epoca dell’Unità d’Italia. Oggi l’italiano medio è quindici volte più ricco che nel 1880!!


Se nel 1800 l’84% della popolazione mondiale viveva al di sotto della soglia di povertà, nel 1981 era calata al 40% e oggi è scesa sotto la soglia del 10%.


In poco più di venti anni l’assunzione giornaliera calorica media, in Occidente, è passata dalle 2600 calorie alle 2900 calorie, nel mondo c’è più gente che soffre di obesità che di malnutrizione.


Nel 1961 il 41% dei bambini non andava a scuola oggi il tasso è calato al 10% e il quoziente intellettivo medio è salito tra i 3 e i 5 punti, questo forse spiega come mai l’ultimo decennio sia considerato il più pacifico di tutta la storia.



Eppure viviamo in una sorta di distopia, un mondo che ha milioni di persone sotto la soglia di povertà, pur se siamo ricchi come non lo siamo stati mai. Dove il mercato ci induce a comprare cibo spazzatura piena di sale, zucchero e grassi e un welfare che poi deve coprire i danni causati nelle corsie degli ospedali; diamo finanziamenti ai centri per l’impiego, quando le tecnologie presto sostituiranno tutti i posti di lavoro.


Non dobbiamo andare dal dietologo quando siamo grassi o assumere antidepressivi quando siamo tristi, ma dovremmo avere gli strumenti attraverso lo studio e l’educazione (alimentare, filosofica, psicologica ecc.) per permetterci di autogestirci. Sembra quasi che poniamo più interesse nel risolvere i problemi che nel prevenirli.


Viviamo nella follia di non poter usare parole desuete, per paura di non essere "commerciabili" o venire etichettati come snob.


Ecco che in questo mondo dell’opulenza Jean Twenge, una psicologa statunitense, ha scoperto che il bambino medio di oggi è più ansioso dei pazienti psichiatrici degli anni ‘40! E l’Organizzazione mondiale della Sanità ha calcolato che la prima causa di patologia nel 2030 sarà la depressione! Perché?


Francis Fukuyama, politologo statunitense, autore del saggio La fine della storia, ha scritto che la filosofia e l’arte saranno presto scomparse, dove la vita non sarà altro che “un calcolo economico e un’infinita soluzione di problemi tecnici”.


Se manca l’arte e la filosofia manca il sogno, la capacità di immaginare, astrarre, vedere oltre. Oggi quasi tutti i cittadini dei paesi ricchi ritengono che i loro figli staranno peggio di loro. L’utopia non rivela che cos'è il futuro ma cos'è il presente.


Una carta del mondo che non contiene il Paese dell'Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l'Umanità approda di continuo. E quando vi getta l'àncora, la vedetta scorge un Paese migliore e l'Umanità di nuovo fa vela. Il progresso altro non è che il farsi storia delle utopie. L'Inghilterra non sarà mai civilizzata fino a quando non annetterà l'Utopia ai suoi domini.
Oscar Wilde

La politica ha bisogno di una classe intellettuale che gli fornisca delle utopie per immaginare il futuro. Il problema è nella classe intellettuale che non è più capace di grandi narrazioni. La politica organizza, gestisce e costruisce. Gli intellettuali come lavoro immaginano il futuro.


Gli artisti, i musicisti, i poeti sono troppo impegnati a produrre, a guadagnare, invece di leggere; stanno così assumendo le connotazioni della fabbrica: la produzione, la quantità a discapito della qualità. Quello che conta è mostrare i risultati, raggiungere gli obiettivi. E tutto deve essere mostrato, in continuazione, invece la grande opera è figlia di un lungo pensiero, un’esercitazione costante.


Certo è grazie al capitalismo che siamo arrivati ad un approdo di progresso, ma questo ha bisogno, come in passato, degli intellettuali per continuare a immaginare il futuro.


Se viviamo in un’epoca che considera dei ladri, dei farabutti, dei buffoni i politici vuol dire che qualcosa non va. Se viviamo in un’epoca in cui i cittadini non si interessano di politica e che è pronta a disconoscere tutti i progressi fatti fino ad ora vuol dire che non ci interessa il presente, non conosciamo il passato e abbiamo smesso di sognare.



Pier Paolo Piscopo

Ƹ̴Ӂ̴Ʒ

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