La Galleria Russo presenta la mostra La ricerca della modernità. Opere dal Divisionismo al Futurismo dal 22 febbraio al 15 marzo 2018.
Appena si entra si viene colpiti dal sublime quanto delizioso matita su carta di Umberto Boccioni Controluce del 1910, opera ancora divisionista ma in cui si avverte già la linea protagonista della scomposizione dello spazio, attraverso molteplici punti di fuga, tipica del futurismo.
Il divisionismo era caratterizzato da una tecnica consistente nella stesura di colori puri a piccole pennellate puntiformi, accostando colori complementari senza mischiarli volevano giungere ad una massima luminosità della stesa della texture, ma al contrario della tecnica del pointillisme francese, da cui prendono ispirazione, i divisionisti iniziarono a depositare le pennellate in gocce di colore non l’una accanto all’altra ma sovrapposte, in veloci lasciti e passaggi che preludono la nascita del movimento futurista.
Nel 1910 i pittori Umberto Boccioni, Gino Severini, Giacomo Balla, Luigi Russolo e Carlo Carrà firmarono il Manifesto dei pittori futuristi e il Manifesto tecnico della pittura futurista, dove inquadravano la ricerca del dinamismo e la simultaneità della visione, testimone di un’azione rappresentata durante il suo svolgimento, agli antipodi dell’impressionismo, i futuristi volevano catturare non l’attimo ma descrivere riproducendolo il movimento nel suo svolgersi.
L’idea cardine è un sapiente studio psicologico della linea, come, questa, guidi l’occhio dell’osservatore a leggere l’opera, così, essa, collocandosi e dirigendosi in varie direzioni, supera la sua staticità essenziale, di semplice segmento e diventa “spinta” a muovere; questa polidirezionalità della linea mette gli oggetti, i colori e i piani in un accavallamento di piani di letture, tali che l’occhio, determinando il dinamismo ricevuto, è costretto a leggere l’opera “in movimento”.
D’altronde l’insofferenza verso il mondo borghese, la sua piccola morale e il suo conformismo, anche nella stessa fruizione di un’opera, doveva essere stravolto.
Il XX secolo fu quindi invaso da un nuovo vento, che portò all’interno della vita delle persone una nuova realtà: la velocità data dal motore a scoppio.
I futuristi intendevano idealmente “bruciare i musei e le biblioteche” in modo da non avere più rapporti con il passato che incatenassero le nuove idee e lo sviluppo, per concentrarsi così unicamente sul presente. Tutto era mosso dalla riduzione dello spazio attraverso la riduzione del tempo impiegato a percorrerlo, i futuristi erano incantati da questo progresso inteso tutto sotto la chiave della velocità e del movimento.
Oltre a Giacomo Balla, presente con Velocità su carta (1913) e con lo scenografico Canto patriottico in Piazza di Siena (1915) ,esposti in galleria troveremo: Umberto Boccioni, del quale sarà esposta una raccolta di tempere ed incisioni eseguite entro il 1907, Gino Severini con Natura morta davanti a una finestra del 1928, e opere di Gerardo Dottori, Carlo Erba, Enrico Prampolini, Carlo Carrà, Antonio Marasco, Arnaldo Ginna, Thayaht.
Inoltre, quali icone del successo delle avanguardie nei decenni successivi, saranno in mostra lavori di Mino delle Site, Tato, Renato Di Bosso, Domenico Belli, Fortunato Depero, Julius Evola, Bruno Munari e Alfredo Ambrosi.
A completare la rassegna le opere di artisti meno noti al grande pubblico, ma con un’importante risonanza nel panorama artistico di quegli anni, come Alessandro Bruschetti, Osvaldo Peruzzie, Cesare Andreoni, Vladimiro Tulli e Leandra Angelucci Cominazzini.
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