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ContemplAzioni di Riccardo La Monica

Aggiornamento: 8 mag 2018


"E quando miro in cielo arder le stelle; Dico fra me pensando: A che tante facelle? Che fa l'aria infinita, e quel profondo. Infinito Seren? che vuol dir questa. Solitudine immensa? ed io che sono?"
(Leopardi)


Cosa succede se dico sono questo o quello? Seriamente. Il microcosmo del nostro Io si riflette nell'Universo, in questo macrocosmo, d'altronde l'Universo tutto si riflette dentro noi stessi: ogni astro e diversa energia è collegata ad ogni arteria, ogni parte anatomica, ogni organo con la sua derivata funzione ha un'attinenza e un Sé che di riflesso vive nell'Universo.


Come quando camminiamo in città e gli altri sono tanti Sé specchio.

Di fronte alla vetrinizzazione del proprio Io una mostra che lo cela per invitarlo a scoprirsi davvero.


Da mercoledì 7 febbraio, presso la Galleria Vittoria, in Via Margutta 103, sarà la mostra contemplAzioni di Riccardo La Monica. La mostra, curata da Romina Guidelli, curatrice e consulente d'arte contemporanea, sarà visitabile fino al 19 febbraio 2018.


Riccardo La Monica, classe '78, con i suoi dipinti interroga su simili questioni che riguardano l'io individuale.


Cosa c'è dietro questa inquietudine dello specchio, il metro di misura che usiamo sul marciapiede, tra soffi d'anima che s'allontanano ovunque ci sia società, cosa rappresentano, tanto da averci spinti, in una continua ansia, al manifestare il proprio Io, quasi che altrimenti non esistessimo, ma sempre dietro una vetrina, come protetti dal giudizio, a gridare: esisto, appaio! Comunque in una teca, come quadri rinascimentali esposti nei musei. Lo spettacolo della merce.


Riccardo cosa fa allora, copre. L'Io sconosciuto diventa massa e potere dietro pesanti stoffe che nascondono, è il potere dell'ignoto, dietro la massa cosa ci potrà essere? Tristezza, vergogna, delusione oppure paura del passato ...e quindi senso di protezione, per questo ci teniamo così tanto a celare l'essere e mostrare il fare? Il potere del consumo.


Questo intuito movimento che cela la massa, che trasmette oltre il volto e la voce.




I panneggi deposti invitano a scoprire, capire e cercare, dietro i personaggi e le maschere che indossiamo, chi è l’autore della pièce? Dietro la massa capire l’individuo.

Sul mercato del fare di questo io affannato, Riccardo, depone un grosso mantello, fatto di due drappi, uno rosso della passione, il braciere che tiene accesa la vita, l’altro bianco, la luce, la nascita, questo monumentale vitale ma celato stagliato, su uno sfondo nero, un non-colore molto difficile da saper dosare è l’ombra che ci attende nell’ignoto, distinguendo la nascita e la vita, ci attende nell’eterna domanda del cosa ci sarà dopo?


Ritorna il perché, a che tante facelle?


Interessante è la tecnica pittorica che non si sovrappone mai ma lascia ad ogni netta campitura cromatica il suo spazio, per essere conosciuta e distinta a se stante.

Dove l’ombra descrive la luce, il vuoto si contrappone con altrettanto peso al pieno, l’inerzia apparente ad un movimento inespresso, il presente sconosciuto al passato.


Si capisce da questa scelta come il soggetto non è l’individuo ma la vita che connota un individuo; onde del mare immortalate in parallelepipedi statici, figli di pietà in braccio a madri stanche, la malinconica occhiata ad una sedia sola coperta di vestiti; i tre colori possono allora vestire le scelte del percorso karmico delle tre Parche, le misteriose fanciulle che stabiliscono il destino degli uomini, una che srotola e tiene il gomitolo, l’altra che lo passa, decidendone la lunghezza e la terza che taglia un filo…




Pier Paolo Piscopo



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