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Immagine del redattorePier Paolo Piscopo

Arte: l'unione col tempo

Aggiornamento: 22 mag 2019


Nell'ultimo articolo due ragazzi Henry Chapman e Fabian Herkenhoener, classe '87 e '84, realizzano su tela una mistione di soggetti a ispirazione visivo/poetica...unendo parole che formano immagini.


Sapevo di aver già visto un lavoro di quel tipo, soprattutto in riferimento a Herkenhoener, mi era venuto in mente Jim Dine, ma prima di lui sentivo che conoscevo qualcosa di simile, ma non ricordavo dove e chi.


Questa mattina l'illuminazione. Che organo strano il cervello. Affascinante.


Ivo Gattin (Split, 1926 - Zagreb, 1978) un artista tra l'estetico informale e il surrealismo, il primo artista informale croato, ancora sotto Tito usava la combustione, il ripping (strappo) il frottage (quando da bambini passavamo la matita sul foglio con sotto una monetina), il decollage e diversi materiali come cera, sabbia, resina e stoffa, allora molto di moda in Europa occidentale.


Ora sembra che io mi sia fissato con la Croazia ma effettivamente è la stessa ricerca. Guardate l'immagine sottostante! Guardate la data!!



Ivo Gattin, Manifesto on the Impossibily of Painting, 1964. Courtesy: Marinko Sudac Collection


Più di quattordici anni fa vidi una sua bellissima personale a Rovinji (Rovigno), non lo ricordavo, perché per me era più un artista materico.


Ma guardate come la forma è data dalle disposizioni delle frasi, quasi a comunicare una fusione di corpi in un abbraccio, un richiamo all'organo del cuore in trasparenza, il contrabbasso dell'amore grave;

sembra un po' impacciato nella sua grandezza, in realtà elegante, classico, con l'arco posizionato perpendicolare alle corde che in attesa osserva gli altri che finiscano di giocare., un padre premuroso che non grida, non incita, non invita, perché sa che tutti dobbiamo compiere gli sbagli sui propri passi.


Quasi un polmone che nell'avventura, o nell'amplesso, deve aver tanto coraggio e resistenza, deve credere per andare oltre la propria musica.


Guardate anche le righe (o le rughe) del tempo, come la corteccia di un albero, la cura delle unghie di un'adolescente, perduta nel suo sogno, sembra sottilmente un'anfora buia, nella sua solitudine d'esistere, dura, in realtà fragile;


sembra pesante e grezza, in realtà dentro si nasconde e vi abita (se vi abita non c'è dato saperlo) un'anima di cristallo.


Tutto si gioca su tre colori: il rosso pompeiano, il rosa antico e il Borgona (ma mi sembra più un bruno, una Terra di Cassel).


Guardate ora la disposizione: per trovare l'equilibrio dalle scritte a cuneo che operano sulla sinistra, la forma trasparente si estende alla nostra destra.


Il succo è questo:


il lavoro dei ragazzi (Chapman e Herkenhoener) l'ho apprezzato, mi ha dato modo che sovvenisse al pensare il brusio che non distingue, il vociare del mondo moderno, già descritto dalla beat generation in letteratura, soprattutto da Jack Kerouac in "La Leggenda di Duloz", ma è stato fatto.


Prima di compiere qualcosa in Arte bisogna vedere cosa già c'è. Altrimenti non è creare. Cosa dai? Un dono che già da altri prima le è stato offerto? Quello è artigianato. Registrazione. Testimonianza. O vendita. Ovviamente si vende come si ama, ciò che conosciamo. Si scordi un artista di vendere qualcosa che non è stato mai fatto.


Si può guadagnare e creare, operando in due produzioni distinte nei lavori? No.

L'anima è una nella ricerca dell'eterno.


come Callimaco cantava nel prologo contro i Telchini:

"Musa sottile anche questo ti ordino: dove non passano i carri pesanti là cammina. Che non dietro le impronte degli altri tu spinga il tuo occhio né per la via larga, ma per sentieri non calpestatati, pur se guiderai per strada più angusta."


Cultura . Viene dal latino "aver cura", "osservare" (qualcosa che cresce) e annotare e prendere atto di un'esperienza per la coltura dell'anno seguente: stupendo, dà i brividi, ecco la parola greca τέχνη [téchne] da cui proviene la parola latina arte, imparare a fare qualcosa modificando la natura.


All'Arte serve che tu le dia ciò che è difficile conoscere, perché mentre tutti gli altri amano e si descrivono (leggi riflettersi, immedesimarsi) nel conosciuto, Lei vuole conoscere il presente non riflettersi.


L'artista scava dentro la polvere del presente. Ne afferra il movimento e allora non è vero che tutto finisce. Il Bello, ciò ch'è autentico, è eterno. Dura lo spazio del tempo.



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