La Fornaciai Art Gallery in Borgo San Jacopo a Firenze ha inaugurato il 29 marzo la nuova stagione espositiva delle mostre dedicate agli artisti moderni. Si tratta della prima esposizione organizzata dopo il passaggio dal nome storico di Galleria Tornabuoni a quello attuale.
Al di là delle Stelle del maestro italiano Mario Schifano (Homs, Libia 1934 – Roma, 1998) e sarà visitabile fino al 29 aprile 2018; propone una selezione di monotipi e di multipli che sintetizzano in maniera esemplare i temi caratterizzanti il percorso artistico di Schifano, attraverso i decenni della sua attività, dagli anni Sessanta agli anni Novanta: Coca Cola, Paesaggio TV, Televisore, Futurismo rivisitato a colori, Incidente, Albero, dittico Vittoria sul sole per Kazimir Malewic, Palme e Stelle, Paesaggi anemici.
Già i titoli stessi delle opere rappresentano la commistione di tecniche e di espressioni artistiche (pittura, fotografia, cinema).
L'intento è chiaramente di evocare, oltre il substrato della riproducibilità mediatica dell'impressione della luce sulla pellicola, le strutture originarie del linguaggio della società contemporanea degli anni '70-'80.
Schifano riproduce pittoricamente la tecnica con cui i media riproducono la realtà.
Gli occhi quelli s'una società adagiata al boom economico del secondo dopoguerra, vitrei, di porcellana, preziosi e trasparenti ma che nascondono una solitudine fragile di fondo, di un mondo diviso in due ideologie, reso da pochi colori lasciati brillare lucenti a nascondere e rallentare la verità ovattate in pigmenti bui, di tenebra, come per farci avvertire che qualcosa, un mondo e un sistema stavano per crollare.
Schifano cercò di corrompere tradizioni e conformismi tecnici, affidate ad un solo medium, sperimentando la reazione chimica del colore e la sua resa sulla superficie: sono tele emulsionate, serigrafie, smalti su cellulosa, su polaroid e il segno è ridotto al suo archetipo, quasi fosse un astratto espressionismo tedesco.
I sali d'argento ossidati divengono macchie nere, ombre, cristalli fotosensibili e bromuri sospesi in una gelatina impressionata. La riproduzione tecnica della realtà viene immobilizzata su tela, l'intento è quello di riprodurre la riproduzione.
La produzione è la riproduzione dello stesso segno, testato in diverse reazioni, Schifano costringe a produrre così un unico oggetto che soddisfi, sino all'assuefazione, il mercato.
L'ispirazione è il tormentone pubblicitario, lo stile è sulla Pop-art americana. Non gli è permesso creare e lasciare l'oggetto al suo destino, deve corromperlo, cercare di farlo emergere, abituare i fruitori della commerciabilità dell'arte. Ecco il marchio Coca Cola accompagnato da quello Esso, che riprende Rauschenberg o Jasper Johns i maggiori esponenti del New-dada. L'artista si sostituisce alla catena di montaggio.
Le opere vengono riproposte di continuo, come rapide e iconiche immagini televisive della quotidianità commerciale, sono pluridirezionali, sputate dal tubo catodico arrivano come sogni da interpretare nelle case di tutte le famiglie, immettendo riproduzioni di riproduzioni ci portarono un po' di USA nello Stivale, un gioco a specchi che rifà come da verso al mito della caverna di Platone, una continua impressione di un'impressione, realtà veicolata tramite fotografie e accennati smalti pittorici fanno da padroni.
Usciti dalla galleria poi è bello gustarsi il contrasto con la via medievale in cui è ubicata la Galleria e dove vi si affacciano ben cinque edifici databili al XII secolo... Torre dei Barbadori, Torre dei Belfredelli, Torre dei Ramaglianti ove nel 1950 vi trovò il suo studio l'architetto Michelucci, Torre dei Marsili e Torre degli Angiolieri. Le famiglie costruivano le loro case in altezza per mostrare la loro potenza, più godevano di prestigio più alte erano costruite ed il Borgo San Jacopo rimane un'ottima occasione per farsi un'idea della Firenze dell'epoca.
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